VIAGGI ZAINO IN SPALLA. 3^ puntata: outback

Con un outback possiamo raggiungere destinazioni fuori dalla portata di trekking giornalieri 

La formula outback prevede pernottamenti al di fuori di strutture organizzate ovvero in ambiente o in rifugi e bivacchi non custoditi. I veri amanti dell’avventura e dell’esplorazione trarranno grande soddisfazione da questo tipo di viaggio. Il senso di autonomia e di isolamento, la conquista di mete isolate e molto lontane dai flussi di trekking ordinario, la possibilità di poter  variare l’itinerario in qualsiasi momento: tutto questo regalerà ai partecipanti una esperienza di enorme valore. Naturalmente tutto questo richiede capacità di adattamento, esperienza con le altre forme di escursionismo ed una abitudine/allenamento alla fatica fisica, agli imprevisti climatici e a situazioni psicologiche inusuali. 


Lo zaino può avere peso molto variabile in relazione alla stagione, ai giorni di cammino, alla possibilità di reperire cibo ed acqua, ecc.
Avremo sulle nostre spalle tutto il necessario: oltre a quanto già descritto per i trekking di un giorno, ci saranno abiti, cibo, acqua ed occorrente per cucinare fino al materiale necessario ai pernottamenti.  In generale possiamo dire che durante la stagione calda possiamo risparmiare peso ed ingombro per tutto ciò che attiene abiti  e sacco a pelo pesante e magari rinunciamo anche alla tenda; dovremo però avere con noi molti liquidi, specie se non siamo certi di trovare acqua. Durante i mesi freddi, viceversa, possiamo tenerci un po’ più leggeri nella voce” liquidi” ma saremo costretti a  riempire tale vuoto con sacco a pelo, abiti pesanti e magari un ricambio in più.
Cominciando appunto dall’acqua, ne avremo, per ogni giorno che rimaniamo fuori, 4 litri in estate e 3 durante stagioni più fresche. Ricordiamoci infatti che il fabbisogno va considerato per 24 ore e non per le 6-7 ore a cui siamo abituati nei trekking dalla mattina alla sera. Questo vuol dire che dovremo avere anche acqua per eventuali cose da cucinare. Aggiungiamo a questo punto alcune considerazioni riguardo alla possibilità di trovare acqua durante i giorni di cammino. A meno di non essere certi di trovare acqua potabile conviene trattarla, quando ne troviamo, con un filtro potabilizzatore, acquistabile con poche decine di euro e che sarà efficace sia per la potabilizzazione che come filtro meccanico per la torbidità. In alternativa possiamo fare con potabilizzatori chimici (per esempio i noti amuchina o ioni d’argento) o tramite bollitura. In generale mezz’ora di trattamento con questi due metodi è sufficiente ad abbattere ogni carica batterica. Diverso è il discorso per la torbidità: in questo caso conviene intervenire con un filtro rudimentale fatto con tessuto e sabbia prima della potabilizzazione.
Per gli abiti, avremo un ricambio completo, calzature comprese, oltre a qualcosa di leggero e comodo per dormire. Infatti un cambio di abiti puliti tiene più caldo e dà un buon conforto anche psicologico alla fine di giornate faticose. Nelle stagioni fredde indispensabili anche mantella antipioggia o una giacca impermeabile ed almeno un capo pesante; in stagioni più clementi possiamo evitare la giacca se non siamo sopra i 1000 metri di altitudine.
Per il cibo durante il giorno conviene avere barrette di buona qualità che danno un elevato e bilanciato apporto di nutrienti in un ridotto peso ed ingombro. Per il pasto serale e per la colazione però personalmente ritengo fondamentale avere cose, anche molto semplici, ma che richiedano un minimo di attività di “cucina”. Minestre e pasti liofilizzati alla sera ed un bicchiere di latte caldo la mattina, infatti, sono di grande aiuto: specie con clima freddo od umido dedicarsi mezz’ora per preparare qualcosa ad un fornello o direttamente sul fuoco, fa bene all’umore prima che al fisico.
Questo naturalmente implica avere pentole e posate. Si consigliano i kit disponibili in commercio in varie misure e combinazioni, fatti in apposite leghe leggere. Con l’esperienza imparerete ad ottimizzare il numero dei pezzi, il loro ingombro ed il loro eventuale riutilizzo per adattarli come contenitori protettivi di altro materiale delicato (uova, frutta, ecc.).
Il pernottamento con temperature clementi lo potremo affrontare con un sacco a pelo leggero ed un materassino, rinunciando alla tenda e magari adattando la mantella a mo’ di tettoia per l’umidità notturna.
Una valida alternativa da tenere presente è l’amaca che in determinati ambienti e condizioni può rivelarsi indispensabile (es. terreni paludosi o estremamente rocciosi). Se trovano in commercio modelli di buona qualità dotati anche di zanzariera e copertura per pioggia.
Con il freddo, invece, oltre al materassino dovremo avere un buon sacco a pelo e quasi obbligatoriamente la tenda.
Come sempre conviene affrontare le prime esperienze di questo tipo in situazioni semplici e che magari offrano  possibilità di ritirata in caso di difficoltà o problemi: evitate di cimentarvi la prima volta che lo fate, in un outback di più di due giorni in posti molto remoti e con condizioni meteo avverse. Anche la possibilità di avere o meno segnale telefonico naturalmente può diminuire od aumentare la percezione di isolamento.
In ogni caso lasciate detto il vostro itinerario di massima ed un termine di tempo entro cui contate di rientrare.