COSA METTERE NELLO ZAINO? Parte 3: orientamento

Quando andrete ad un trekking organizzato sarà ovviamente vostra cura leggere le informazioni di massima che sono state fornite riguardo alla geografia, morfologia, geologia, botanica, ecc. Potrete approfondire alcuni degli aspetti che più vi incuriosiscono o interessano su pubblicazioni specifiche o in rete.  Nel caso l’organizzazione fornisca anche una carta dell’itinerario vi abituerete alla sua lettura ed interpretazione per eventuali esperienze in autonomia.
Quando infatti pianificherete un trekking tutto vostro sarà indispensabile avere carta, bussola e altimetro. L’uso di questa attrezzatura classica oggi potrebbe essere soppiantata da un semplice telefono con le sue applicazioni. Ma la visione d’insieme che potete avere con una buona carta è piuttosto insostituibile. Inoltre l’esperienza su campo dell’osservazione e lettura dell’orografia del territorio rischia di essere considerata erroneamente inutile perché “…tanto ho il gps…”, che per mille motivi vi può invece piantare in asso.
Cominciando dalla carta, sono disponibili in commercio le ottime carte  IGM (Istituto Geografico Militare) in  varie scale. Quella più adatta per dei trekking ordinari è senz’altro la serie 1:25.000. Questa scala offre un dettaglio sufficientemente preciso unito ad un ingombro non eccessivo. In ogni caso converrebbe farsi delle fotocopie della zona che andiamo a visitare per evitare di logorare il documento originale che altrimenti, dopo poche giornate, vi ritroverete compromesso e rovinato. Più avanti in questo articolo vedremo alcune cose fondamentali di una carta topografica.
Questa, in ogni caso, per poter essere usata bene e sfruttata in tutte le sue potenzialità, necessita dell’uso accessorio di una bussola e di un altimetro.
La bussola ci serve ad orientare correttamente la carta. L’altimetro ci dice a quale altitudine ci troviamo ed è un supporto indispensabile per poter stabilire con precisione il nostro punto sulla carta. L’uso dell’ altimetro barometrico è da preferire rispetto agli altimetri satellitari. Il primo si basa sulla percezione del cambio di pressione in relazione all’altitudine e, se di buona qualità e tarato bene e spesso, ha un margine di errore molto piccolo. Il secondo per essere accurato deve agganciare un buon numero di satelliti e questo sappiamo che non sempre è possibile quando siamo in ambiente.

Vediamo ora alcuni dei dettagli principali che dovremmo riuscire a cogliere in una carta: 
Intanto il significato della scala: 1:25.000 vuol dire che 1cm sulla carta equivale a 25.000cm nella realtà, ovvero 250 metri. Questa è la scala più usata in escursionismo poiché, come già detto, offre un buon dettaglio e nel contempo permette di osservare porzioni di territorio piuttosto ampie.
Nella foto che segue ho usato alcuni tratti di colore per evidenziare le parti più salienti da conoscere in un 25.000.

Tutta la carta è coperta da una quadrettatura di 4x4cm (in rosso) che equivalgono a dei quadrati di 1kmx1km ( 4cmx25.000=100.000cm= 1km) . 
Senza entrare in dettagli troppo difficili per questo articolo, le linee verticali di questa quadrettatura sono grossomodo in direzione Nord-Sud con il Nord in alto sulla carta. In effetti ci sarebbero delle correzioni da apportare, dovute alla convergenza (ovvero al fatto di avere rappresentato su un piano ciò che in realtà è una porzione di una superficie sferica) e alla declinazione (ovvero l’angolo che il Nord geografico forma con il Nord magnetico). Comunque in  generale in Italia, a parte in zone particolari,  queste correzioni sono trascurabili. Possiamo dunque dire, con buona approssimazione, che se allineiamo l’ago della bussola con il lato della carta, questa sarà orientata correttamente.
Questa quadrettatura ci da inoltre un riferimento di massima, un colpo d’occhio generale sulle distanze che se vogliamo, possiamo poi misurare  più minuziosamente. Svolgendo un semplice filo su quello che sarà il nostro sentiero e misurando la lunghezza della porzione di spago che abbiamo usato, lo moltiplichiamo per la scala e lo convertiremo in chilometri: per esempio 10 cm di filo=2,5 km
(10cm x 25.000=250.000cm=2,5km).
Nella carta possiamo poi vedere strade asfaltate (rigo giallo a sinistra) o sterrate (rigo giallo a destra); sentieri (rigo verde); fiumi e laghi (in azzurro); edifici (cerchiati in marrone); quote altimetriche (cerchiata in giallo).  Le linee relative alle quote sono di grande interesse perché ci permettono, unitamente ad un altimetro, di riuscire ad individuare esattamente dove siamo, anche in mancanza di altri riferimenti. Le linee che congiungono tutti i punti di uguale altitudine si chiamano isoipse. Quelle a tratto più grosso indicano i multipli di 100 (linee viola per i 1.500m e per i 1.600m). Tra le due linee evidenziate contiamo altre 4 linee più sottili che in questo caso hanno un’equidistanza di 20m, ovvero scandiscono il dislivello ogni  20 metri . Tra le due linee viola, procedendo da sinistra a destra vediamo che queste linee di livello più sottili vanno via via avvicinandosi le une alle altre: questo vuol dire che da sinistra a destra il pendio tende ad essere più scosceso, fino ad essere una scarpata o una parete rocciosa all’interno dell’ovale rosa. Questo perché le linee diventano così vicine che in una proiezione verticale tendono a sovrapporsi. Al contrario nella parte bassa, dove c’è scritto “Pian del Colle” vediamo, in una porzione di territorio abbastanza ampia,  solo 3 linee di livello: questo ci dice che dal fiume verso sud abbiamo in circa 500m di distanza, solo 60 m di dislivello.    
Prima di cimentarvi con un trekking in zone nuove o di difficile interpretazione, allenatevi ad usare la vostra strumentazione in situazioni semplici sotto ogni punto di vista: ambiente noto e non ostile, buone condizioni di luce e temperatura, tempi larghi di decisione. Anche uno solo di questi fattori alterati può creare situazioni emotive che hanno un potenziale molto alto di induzione all’errore. Se invece prenderete dimestichezza a svolgere queste operazioni in contesti semplici sarete più tranquilli e sicuri di voi quando, malauguratamente, vi capiterà di doverle effettuare sotto pressione.