COSA METTERE NELLO ZAINO? Parte 5: trukki nel trekking

Chiudiamo gli appuntamenti su come preparare uno zaino con qualche trucchetto ed accorgimento per poter far fronte ad evenienze tipiche e fastidiose.
Le vesciche, temibili nemiche di corridori e camminatori. Un clamoroso errore come aver indossato scarpe nuove e non averne un paio di ricambio; oppure una più banale ma insidiosa piega in un calzino; o un granello impercettibile; ma anche una imprevedibile asimmetria nella camminata dovuta ad uno zaino caricato male o ad un piccolo dolore in qualsiasi parte del corpo. Questo corpo perfettamente calibrato in cui ogni parte del piede è predisposta e preparata ad avere la sua parte di carico e nulla più. Bastano infatti poche decine di grammi di spostamento di peso ed il danno è fatto. Se provate a moltiplicare 100 grammi per qualche migliaio di passi di un trekking di media lunghezza ed ecco che il sovraccarico sulla malcapitata parte che deve supplire all’errore diventa una mole. Che facciamo? Se la pigrizia non ha avuto la meglio e ci siamo fermati per tempo potremo arginare il fastidio con un cerotto tipo Compeed ed un paio di calzini asciutti. Ma, se come spesso avviene, siamo stati pigri e la vescica è già formata bisognerà fare diversamente. Dal nostro fornito kit prenderemo ago e filo ed infilzeremo la cute della vescica da parte a parte. Taglieremo poi il filo, lasciandone le due estremità al di fuori della vescica, così da creare un effetto drenate che in breve porterà fuori il liquido e ci lascerà in loco la preziosa pelle sopra la zona colpita. Dopo qualche minuto possiamo togliere il filo e ripetere l’operazione con un nuovo tratto di filo asciutto. A questo punto applicheremo o un cerotto normale e magari al di sopra una fasciatura morbida oppure il miracoloso Compeed. Se nella rimanente parte della giornata ce la farete a non lesionare la parte di pelle esterna, vedrete che la guarigione sarà veloce.
Sempre rimanendo in ambito salute, specialmente in estate portate con voi alcune pasticche o bustine di integratori. Queste oltre all’indubbio beneficio in apporto di sali e zuccheri in forma equilibrata, potranno rendere più piacevole l’acqua che si potrà essere scaldata durante il passare del tempo o acqua dal sapore poco gradevole che talvolta capita di trovare in alcune fonti o sorgenti durante il percorso. Ricordo un trekking  di due giorni fatto in Corsica lungo un tratto di costa. Per il secondo giorno confidammo in una sorgente che fonti sicure davano proprio dove facevamo tappa la notte. Il tardo pomeriggio arrivammo al luogo della sorgente dove poi allestimmo il campo. Era agosto ma acqua alla sorgente ce n’era a volontà, tanto che riempimmo recipienti per farci una spartana e piacevolissima doccia. Il sapore però era terribile. Per quanto sapessimo che la potabilità era garantita, era però praticamente imbevibile. L’indomani bevemmo tutto il giorno un’acquetta ad un vago sapore di arancio, avendo sciolto tutte le nostre pasticche nelle bottiglie. 
Passando al cibo abbiamo detto che d’estate la dieta ideale durante un trekking dovrebbe essere a base di frutta e verdura. Sì, bello!!! Susine in mezzo alla maglietta? Pesche sulla cartina topografica? Banane nelle scarpe di ricambio? Ahi,ahi,ahi…. Un po’ meglio va con mele e carote ma qualche pigiatura non mancherà. Se volete mangiare i vostri gustosi frutti della terra belli integri, delle leggerissime e insostituibili scatole di plastica da frigo per alimenti fanno al caso vostro. 
Se come me non amate troppo le tecnologiche applicazioni per telefono e ve ne andate ancora in giro con carta, altimetro e bussola, ecco u accorgimento per preservare le vostre preziose e costose carte topografiche. Lasciate l’originale all’auto o a casa e portatevi  delle fotocopie, meglio se custodite dentro un sacchetto od un guscio trasparente di quelli da quadernoni ad anelli; oppure se proprio volete coinvolgere il vostro telefono fatene delle foto.   
Per mantenere al riparo dall’umidità o dalla pioggia piccole cose quali telefono o macchina fotografica o portafoglio, se non avete un sacco stagno in cui riporli in caso di un guado o di un temporale, li potete mettere in uno dei sacchetti da freezer che avete nel kit di materiale vario descritto nella puntata precedente. Per garantire una chiusura ermetica avrete l’accortezza di ripiegare su se stessa a doppio l’apertura e poi chiudere il tutto con un elastico: a prova di bomba, se il sacchetto non ha buchi (vedi foto).

A questo proposito vi conviene prima di chiuderlo togliere l’aria e poi proteggerlo con qualcosa di morbido, per esempio avvolgendolo in una maglietta.
Infine visto che abbiamo parlato di elastici, i migliori, fortissimi ed indistruttibili nel tempo, sono quelli che vi potete fare tagliando vecchie camere d’aria: da bicicletta per elastici piccoli, da motorino per i medi, da auto per i più grandi.
Dalla prossima settimana una serie di incontri dedicati ai trekking di più giorni.